Cantine Aperte in Puglia – Cosa chiedere

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Cantine Aperte in Puglia – Cosa chiedere

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Cantine Aperte 2016

Il 29 Maggio per gli escursionisti del sapore, interessante manifestazione su tutto il territorio Pugliese ed italiano: Cantine Aperte 2016.

Per la 24° edizione di Cantine Aperte organizzata dal Movimento Turistico del Vino in collaborazione con la Regione Puglia, 55 cantine pugliesi accoglieranno i visitatori per degustare, informare ed abbinare con alcune proposte gastronomiche della zona.

Predisposto un bus per raggiungere le nostre cantine in partenza da Foggia, Trani, bari, Ostuni, Taranto, Lecce (Top Wine Destination) con dieci differenti itinerari.

Cantine e produttori tenteranno di spiegare cosa c’è dentro ogni calice di vino. Bene. Ma noi appassionati, consumatori o curiosi domenicali, cosa vogliamo veramente sapere e chiedere ai produttori in occasione di Cantine Aperte 2016?

Di seguito, alcune brevi definizioni che, superato lo scoglio del prezzo per bottiglia o di resa per ettaro, può informare seriamente sul calice che vorremmo degustare e condividere con i nostri cari.

Il vino è una delle bevande alcoliche più naturali e salutari. Sorprendente però scoprire che la maggior parte dei vini che beviamo ogni giorno, sono stati prodotti utilizzando dalla vigna alla cantina, un mix di componenti chimiche quali fertilizzanti, funghicidi, pesticidi … In vigna tali sostanzi chimiche, sono utilizzate per proteggere le piante da attacchi patogeni e per nutrire il suolo.

Per avere dunque realmente consapevolezza su cosa stiamo acquistando e degustando, occorre fare chiarezza sulle varie classificazioni e su cosa esse significhino.

Spendiamo dunque un po’ di parole per descrivere 3 modi di fare vino:

  • Vino BIOLOGICO
  • Vino da agricoltura BIODINAMICA
  • Vino NATURALE

VINO BIOLOGICO

Per ciò che riguarda questa sezione, è da sottolineare che la certificazione EUROPEA di VINO BIOLOGICO certifica ad oggi solo ed esclusivamente le uve. Senza nessun monitoraggio su ciò che succede in cantina.

Non si ha infatti nessun monitoraggio né sui metodi di produzione (solfiti, lieviti, ecc), né sui sistemi di stoccaggio ed invecchiamento, né tanto meno di imbottigliamento.

Per correttezza, il vino dovrebbe specificare in etichetta non tanto VINO BIOLOGICO, ma vino prodotto con uve biologiche.

VINO BIODINAMICO

Il settore del biodinamico richiede sicuramente grande impegno. Biodinamico non significa solo ridurre le sostanze chimiche durante la coltivazione ed il mantenimento delle vigna, biodinamico significa accostarsi alla coltivazione con un nuovo metodo e nuovi occhi. Un metodo a tutela dell’ ambiente che si presuppone di utilizzare composti e preparazioni biologiche.

Le vigne che seguono le filosofie biodinamiche, sono vigne vive e salutari, tengono conto delle fasi lunari e dei ritmi del sole. Il fondatore di questa filosofia è Rudolph Steiner che ha redatto le regole principali del Biodinamico attorno al 1920.

Utilizzare le pratiche biodinamiche può anche semplicemente significare ridurre l’utilizzo di pesticidi e diserbanti rispetto ai quantitativi classici utilizzati.

Alcuni dei leader  della produzione del vino, stanno convergendo verso tali pratiche, senza necessariamente specificarlo in etichetta. Pensiamo al neozelandese FELTON ROAD, al francese DOMAINE LEFLAIVE (Burgundy), all’alsaziano ZIND_HUMBRECHT.

Per molti tale pratica rappresenta la soluzione per una produzione sostenibile e con certezza possiamo dire che non la vedremmo sempre comunicata e pubblicizzata sulle etichette dei vini che acquistiamo.

La certificazione Biodinamica suona come garanzia di responsabilità ambientale ed i vini prodotti dovrebbero sempre avere un chiaro senso di territorialità (terroir) ed essere qualitativamente eccezionali.

VINO NATURALE

Il vino naturale è decisamente un fenomeno recente, il vino naturale utilizza in vigna le pratiche biologiche o biodinamiche ma elimina totalmente l’uso di sostanze chimiche e la manipolazione lungo tutto il processo di produzione.

La differenza chiave con gli altri tipi di vino è sostanzialmente un basso uso o il NON UTILIZZO di solfiti (SO2).

Vino naturale, ad oggi non è un termine accreditato o legale da un punto di vista burocratico ma si riferisce:

  • all’uso di trattamenti biodinamici per apportare vita al suolo
  • all’uso di trattamenti biodinamici per il raccolto
  • al non utilizzo di zuccheri aggiunti per incrementare l’alcool potenziale
  • al non utilizzo di enzimi aggiuntivi
  • all’utilizzo di lieviti naturali
  • al non utilizzo di sapori e aggiustamenti addizionali (pezzi di legno, polveri che incrementano la tanninicità, rispetto dell’acidità naturale)
  • basso o non utilizzo di solfiti durante la fermentazione o l’affinamento (meno di 20ppm per i bianchi; 10ppm per i rossi)

Essenzialmente: non aggiungere e non prelevare.

Bene, ora siamo pronti per incontrare i nostri produttori.

Cin Cin e buon 29 Maggio 2016 – Cantine Aperte (Puglia)

Luana Lobbene per Turismo Dancardi.Org . Case Vacanza nel Salento

“Cantine Aperte in Puglia – Cosa Chiedere”

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Negroamaro: l’uva nera del Salento

Negroamaro

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Negroamaro

Negroamaro, Negro amaro, Nero amaro, Negramaro e Nigramamro, Lagrima o Porcinara

 

Negroamamro, siamo in Salento. Puglia. Tra le dolci distese di ulivi e terra rossa, immancabile da secoli la presenza di una delle piante più famose del territorio. Oggi sul Red Carpet del panorama enologico internazionale, ma la storia di questa uva salentina inizia come umile uva da taglio e come uva per produrre un vino rustico per il consumo locale.

Nera, dagli acini tondeggianti e gonfi come olive, nel periodo di completa maturazione, la polpa molto succosa tende a fuoriuscire dalla buccia e sembra lacrimare, da qui infatti l’antico nome lacrima (o lagrima).

Il nome comunque, Negroamaro pare derivare da due parole: niger (dal latino, nero) e mauros (dal greco, nero) ed ambedue indicano e rafforzano la caratteristica cromatica di questo vitigno fortemente legato al territorio.

Il Negroamaro inizia la sua gavetta nel lontano ‘800 con le esportazioni francesi e subito dopo l’Unità d’Italia verso il mercato settentrionale. Per stappare le prime bottiglie di Negroamaro dobbiamo attendere gli anni ’20 quando la casa Conti Zecca di Leverano, realizzò un rosso del Salento chiamato Saraceno. 1943 è datata la prima bottiglia di Negroamaro rosato con i de Castris.

Il Negroamaro oggi presenzia sul mercato sotto varie forme: vini da taglio, rosati, spumanti bianchi e rosè, novelli, rossi giovani ed immediati, rossi secchi di gran corpo, rossi in blend con altre varietà, rossi dolci naturali.

Immancabile dunque, in vacanza nel Salento, una capatina in una delle tante cantine e cooperative per assaggiare ed apprezzare i diversi stili e proposte di questa uva made in Salento.

Aspettatevi un vino limpido e bello, complesso al naso anche se giovane. Elegante ed equilibrato, ricercato nelle sue versioni vintage e d’annata.

Per finire, un unico consiglio: prendete le distanze dai Negroamaro di facile beva, pensati e prodotti per un palato “internazionale”. Negroamaro vuol dire Salento e, che vi troviate o meno di fronte a vini di pregio, dovrà immancabilmente esprimere una chiara ed inconfutabile identità territoriale.

 

“Nunc est bibendum scrisse il grande Orazio

Al poetar ormai non c’è più spazio.

Si versi, dunque, il Negroamaro con delizia

Per cementar l’amore e l’amicizia. “

Nicola Baldassarre

 

Luana Lobbene (per Turismo Dancardi . Case Vacanza Salento)