Caremma: tradizioni dal Salento
Tra le strade di Taviano, fa capolino questo strano fantoccio. La Caremma è simile ad un vecchia signora, brutta sdentata, abbigliata di stracci neri. Tra le stringe un fuso di lana da una parte e nell’altra una marangia (arancia amara) con infilzate sette penne di gallina.
La tradizione ci racconta che la Caremma avesse sette nomi: Anna, Susanna, Rebecca, Ribanna, Cruci, Parmi e Pasca. Terminato il Carnevale, La Caremma veniva posizionata a ridosso di balconi e terrazzi e a rappresentanza di una vedova piangente per il decesso e l’eredità dei debiti del marito.
A causa di questo, la Caremma era costretta a lavorare per saldare tali debiti; il fuso con il filo rappresenta lo scorrere del tempo per il raggiungimento del punto di pareggio di questi debiti (break even point direbbero gli economisti oggi) e la marangia (l’arancia amara) era il gusto amaro di tale esperienza simbolo dunque di sofferenza. Le sette penne infilzate alla marangia, scandiscono le sette settimane sino alla Quaresima.
Il termine Caremma proviene dal lontano XVI secolo quando i soldati francesi giunti in Salento ed incuriositi dal fantoccio allestito sulle case, associandolo al periodo pasquale, la chiamarono “carème” (quaresima).
Ogni settimana alla Caremma le si sfila una penna, fino all’ultima il giorno di Pasqua. Ogni penna è accompagnata dalla seguente filastrocca:
Uno le mennule
Ddoi le carenule
Tre li noci
Quattru le croci
Cinque la passione
Sei le parme
Sette tuminica te Pasca
Se mancia pane carne
Trascorse le sette settimane, la Caremma veniva appesa ad un filo o ad un palo e al rintocco delle campane della mezzanotte che annunciano la Resurrezione, viene incendiata con tanto di scoppietti finali.
“ Caremma pizzicotta, mancia lu pane cu lla ricotta, e lu mancia scusi scusi, cu nnù la vitune i carusi.”
Noi e il fantoccio, vi aspettiamo dunque a Pasqua nel Salento!